martedì 20 ottobre 2009

OPERE SU LESINA 3--LE CHIESE D'ITALIA: DALLA LORO ORIGINE SINO AI NOSTRI GIORNI; OPERA, VOLUME TRE DI GIUSEPPE CAPPELLETTI 1845

(LA SCOPERTA DELLE RELIQUIE DI SAN PRIMIANO)

......... A'25 dello stesso mese il divoto indagatore celebrò la messa sull'altare a sinistra , e ,e fatte le presi solite, diede principio allo scavo anche la; e similmente quattro palmi sotterra, trovò un lungo e grosso marmo, che copriva due casse pur di marmo , una delle quali offriva sul coperchio l'indizio S.SABINVS CANVSINVS, e dentro colle ossa, a cui stava unito anche il teschio, era una lamina di piombo, sulla quale leggevasi: S.SABINVS CANVSINVS PONTIFEX LESINENSIS; nel coperchio dell'altra cassa e sulla dentrovi lamina di piombo unita alle ossa racchiuse era inciso S.EVNOMIVS.
All'indomani in somma , sotto lo stesso altare di mezzo, trovarono un'altra cassa, contenente molte ossa e la lamina di piombo; su cui egualmente che sul coperchio si leggeva S.ALEX ET S. VRS. VIRG. ET MART.
Addi 27 ne trovarono un'altra più sotto: v'era scolpito in carattere più antico delle altre S.TELLVRIVS.
Ma accortosi il Marra che i Lesinesi macchiavano qualche furto su quel sacro bottino, ne diede sollecito annunzio ai governatori giuspatroni della santissima Annunziata di Napoli, e si pose intanto a farne più diligente che mai sentinella. Vedendo quei cittadini perciò l'impossibilita dell'impresa, ne soffrendo di essere spogliati di quei preziosi pegni della religione dei loro padri, offrirono al Marra mille ducati d'oro per ogni cassa, purchè loro le consegnasse:ma indarno, perciocchè ai 2 di marzo del seguente anno 1598 arrivarono a Lesina con uno dei governatori della basilica giuspatronale alcuni apostolici inviati, con ordine di trasportarle tutte a Napoli, siccome fecero nel di 4 del mese stesso. Ebbero per altro la diligenza di lasciare alla città una reliquia di ciascuno dei sacri corpi, perchè non ne restasse intieramente spogliata. Anzi nello stesso giorno dell'arrivo dei suddetti inviati, alla presenza di loro volle il Marra continuare l'interrotto scavo del pavimento intorno all'altare di mezzo, e si trovò un'altra cassa di marmo con entro altre ossa e una lamina di piombo: leggevasi sul coperchio S.PRIMIANVS, S.FIRMIANVS, e sulla lamina SS.PRIMIANVS ET FIRMIANVS.
Le sacre reliquie di tutti questi santi furono collocate provvisoriamente nella chiesa della Pietà di Napoli , finchè se ne dispose onorevole pompa per trasferirle alla basilica della santissima Annunziata.
Ne parlerò di nuovo quando narrerò della chiesa di Napoli.

Continua.......

OPERE SU LESINA 2--LE CHIESE D'ITALIA: DALLA LORO ORIGINE SINO AI NOSTRI GIORNI; OPERA, VOLUME TRE DI GIUSEPPE CAPPELLETTI 1845

(LA SCOPERTA DELLE RELIQUIE DI SAN PRIMIANO)

...........Ed eccomi a tale proposito a mantenere la promessa di descriverelo stato qual era al momento della visita fattale dal sacerdote napoletano Aurelio Marra, per commissione dei rettori della chiesa della santissimaAnnunziata in Napoli, al cui giustpatronato, siccome dissi, era soggetta la chiesa di Lesina.

Addi 22 novembre 1597 giuns'egli in città: i sui primi passi furono alla chiesa dell'Annunziata, cui appena poteva servire per celebrar la messa, tanta era la rovina in che si trovava, specialmente nel tetto, già in più punti caduto. Accompagnato dal sagrestano di essa, e da molti altri ecclesiastici e secolari, avviosi verso l'antica cattedrale, non di molto discosta.
Non vi sorgevano che mura e l'erba, e gli sterpi cresciuti sulla somma di queste facevano chiaramente conoscere, che da più e più anni era priva di tetto: non più finestre, non più porte, non più in somma verun vestiglio di sacro tempio. Una ben grossa ficaia selvatica confermava, come dinanzi ho notato, l'antica dell'avvenuto eccidio.
Tutt'al più, si trovava un qualche indizio di chiesa nella diroccata tribuna.
Perlustrando intanto diligentemente quel luogo, si trovarono sparsi al suolo de bassirilievi, delle pietre con iscrizioni a caratteri lombardi, ma infrante e logorate così da non poterne rilevare parola. Benzi da una pietra lunga dieci palmi ed alta due e mezzo, cui dicevano aver servito di ornamento alla porta principale del tempio, poterono rilevare alcune figure, ciascuna delle quali aveva anche il suo nome, scolpitovi in abbreviatura: nel mezzo era effigiato il Salvatore; a destra S. Primiano, già titolare del tempio,S.Firmiano, S.Sabino vescovo , S Eunomio vescovo; a sinistra S.Pascasio abate, sant'Orsola, S. Alessandro, S.Telluro.

Proseguendo colle loro indagini, videro due aperture, che davano ingresso, ciascuna per mezzo di una scala, alla confessione o sotterranneo, a cui gli sterpi e i cespugli da molto tempo cresciuti facevano le veci di porta. Con grande fatica vi discesero: ne trovarono sostenuto il volto da varie colonne di elegante forma e di ben antico lavoro. Cinque altari di fronte sorgevano tuttavia: su di ognuno stava una cassa di legno, entro cui una figura intagliata similmente in legno, in abito benedettino, col pastorale nella destra, un libro nella sinistra. In quella dell'altare di mezzo era l'effige di S.Primiano, tenente in mano un ramoscello; in un'altra era S.Sabino, vestito da vescovo, con mitra in capo, pastorale nella sinistra, e colla destra in atto di benedire. Era cosa maravigliosa, che in un sotteraneo così abbandonato, a cui avevano libero accesso i rettili gl'insetti e qualunque altro immondo animale, sotto un pavimento erboso e pieno di sterpi, ed esposto a tutte le intemperie dell'aria , non vi fosse indizio della minima umidità. Si notò anche una colonna forata , a cui costumavasi legare gli energumeni per ottenere la guarigione.

All'indomani che era giorno di Domenica, il Marra volle offerire il santo sacrifizio su quell'altare di mezzo; Siccome fece anche nel susseguente giovedì. Recitate poscia le litanie ed altre preci, posero tutti mano a scavare intorno a quell'ara, sulla sicurezza di dovervi trovare qualche sacro tesoro. E lo trovarono: imperciocchè , giunti a quattro palmi di profondità, scoprirono una cassa di marmo, lunga quattro palmi e larga poco più di uno. Apertala vi trovarono molte ossa, a cui era sovrapposta una piccola lamina di piombo larga tre dita e lunga tre, la quale offriva la parola
S.PASCHASIVS ; e nell'inferior parte del coperchio della cassa, anch'esso di marmo , era scolpito: S.PASCHASIVS CONFESSOR. Subito per tutta la città si fecespargere il lieto annunzio; si canto solennemente il TE DEUM; si ricopri la cassa, vi si fece accendere un lume, si assicurò ogni ingresso al sotterraneo; nè per quel di si fece di più.

Continua.....

OPERE SU LESINA--LE CHIESE D'ITALIA: DALLA LORO ORIGINE SINO AI NOSTRI GIORNI; OPERA, VOLUME TRE DI GIUSEPPE CAPPELLETTI 1845

Dopo l'anno 1567, secondo il Sarnelli e l'Ughelli, cessava di aver sede vescovile la chiesa di Lesina, ed alla beneventana ne passava ogni spirituale giurisdizione. Non era di antica data cotesto vescovato, come non lo era neppur la città. Essa era stata febbricata alle falde del monte Gargano da alcuni pescatori dalmati dell'isola di Lesina, i quali perciò appunto le diedero questo nome. In seguito la devastarono e la distrussero intieramente i saraceni; era risorta dipoi, e nel 1411 la regina Margherita, madre di Ladislao re di Napoli, ne aveva donato tutte le giurisdizioni ed appartenenze alla chiesa e all'ospitale della santissima Annunziata di Napoli.
Era anche Lesina tra le suffragane dell'archidiocesi di Benevento, e se ne scorge tuttora effigiato il vescovo sulle porte di quella metropolitana: perciò lo era sino dalla metà almeno del secolo XI. Poche notizie ci rimasero intorno a questa sede vescovile; perciocchè le invasioni dei barbari ce le inviolarono. Dai libri concistorali apparisce, che nel 1459 il Papa Pio II la unisse alla mensa arcivescovile di Benevento. Sisto IV, tredici anni dipoi, ne rialzò la cattedra episcopale, cui alla fine, come in sul principio ho narrato, ritornò a formar parte del beneventano arcivescovato.
L'Ughelli incominciò la serie dei vescovi di Lesina soltanto nell'anno 1250: ma non v'ha dubbio, che anche prima di quella età non ne abbia avuto. Tra questi sembra ormai dimostrato , che avesse luogo, benchè s'ignori in qual anno, un SANTO SABINO, le cui reliquie furono trovate nella cattedrale lesinese nel 1597, donde nell'anno seguente furono trasferite a Napoli e collocate nella chiesa giuspatronale della santissima Annunziata. Pare anzi, che tra i vescovi di questa sede abbia avuto posto anche un SANT'EUNOMIO, di cui similmente furono ivi trovate le ossa e a Napoli, con quelle di molti altri martiri, trasferite: anch'egli infatti aveva l'indicazione di vescovo al pari di S.Sabino. Ma di siffatto ritrovamento narrerò alla sua volta le circostanze.

STORIA DEL NOME DI LESINA, UNA PICCOLA SCOPERTA

Tutti eravamo convinti che il vecchio nome di Lesina fosse Liesina, ma non è così

Dovremmo fare un correzione su questo.

Mi sono imbattuto su alcuni dizionari del 1833 e del 1846.
Il primo è un dizionario dal nome "Corografia dell'Italia" di Giovanni Rampoldi,
il secondo dal nome"Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: Da S.Pietro ai nostri giorni"
di Gaetano Moroni Romano.

Su tutti e due i dizionari, alla voce Lesina c'è scritto:

Lesina o LESIRIA

Mentre il nome Liesina che usavamo per etichettare la nuova Lesina, non è altro che il vecchio nome di Lesina di Hvar, l'isola dalmata.

Altri testi sempre dell'ottocento danno sempre il nome Lesina o Lesiria per indicare il nostro paese, ma mai il nome Liesina.


Altri carteggi che ho incontrato del 1400/1500 indicano il Nostro paese con il nome di Lexina e non di Alexina, infatti questo nome viene indicato anche in altri dizionari alla voce lesina.